Era l’odore dolciastro di mandorle tostate, che mi teneva li in quella casa,più che le parole di Ninni, erano concetti troppo complessi per una tredicenne, eppure lui si ostinava a volermi li mentre ripeteva le sue lezioni di studente di ingegneria..
Oggi tutte le volte che sento l’odore delle mandorle ripenso a quei pomeriggi , le parole che ripeteva Ninni hanno un senso , potrei perfino metterle in fila e costruirci un discorso.
E cosi l’odore della cioccolata calda , mi riporta alle storie di mia nonna, storie bellissime di un’epoca lontana , nonna mi parlava d’amore, della sua idea d’amore , allora la ascoltavo con il profumo della cioccolata nelle narici e non capivo bene cosa dicesse. Adesso se volessi una perla di saggezza antica, basterebbe mettere sù il pentolino e fare una buona cioccolata, l’aroma denso e profumato sciorinerebbe concetti espressi in maniera semplice ma dolcemente complicati.
E dell’odore dello zucchero filato?
Delle caramelle anice e menta?
E quello della sua macchina?
L’odore acre in quell’abitacolo mi metteva a disagio, non riuscivo a capire cosa fosse.
Adesso quell’odore ha senso è l’odore che traccia il confine tra passato e presente, tra essere e avere, è l’odore della terra di nessuno, ove si ha l’illusione di potersi riempire i polmoni d’ossigeno dove il destino dipende da un lancio di dadi che ruzzola su un prato sbocciato in colori di rose e coperto di petali e spine.
E’ l’odore di voglie latenti, che montano lievi e violente, in soffici strati d’osceni e pii desideri mai osati, neppure, pensare; l’odore di giorni che scorrono lenti, nella pigra speranza che arrivi la piena e faccia giustizia togliendo la melma dal fondo del tempo rimasto e trascini i detriti lontano, giù, verso la foce e poi, finalmente, li disperda nel mare
Gli odori: fili caldi che raccontano la vita.
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