martedì, settembre 13

L’indovino (da ” Sob-e dorugbin “) Parigi 1982 - Nadèr Naderpùr



L’alveare del sole si era rovesciato
fuggite da lui le api di luce.
al di là dei prati,
calpestati dal cielo,
erano caduti
i rossi petali del tramonto.

Un vecchio chiromante – il vento –
arrivò da una strada lontana,
avvolto intorno al collo
lo scialle giallo dell’autunno.
Era invitato, quel giorno,
dagli alberi della via
che dal suo lucido responso
volevano conoscere il destino.

Ad ogni passo lo salutava un albero
ogni ramo gli tendeva la mano.
Ad una ad una il vento respinse quelle mani,
poi, come uno zingaro, intonò un canto nostalgico.
Cantò, cantò finche i corvi della sera
evocarono la notte tra i rami degli alberi.
Atterrite da quella voce, caddero le foglie
come se un colpo di fucile
le avesse colpite in cielo, a mille a mille.
Come acqua, sulle foglie scivolò la notte.

Ogni foglia una mano recisa :
il vento chiromante
senza guardare le linee delle palme,
aveva letto il destino di ogni foglia.

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