E che le resta alla fine del raccolto?
Queste due mani rugose, questa faccia
dove cova il tempo.
Dentro, ubriaco sul fondo
il rospo batte dolcemente.
Credo che conti venti, ventuno,
ventidue, ventitrè
o lunedì, martedì, mercoledì. Espediente
per dormire, però non dorme.
Fuori c'è vita dappertutto,
e le banderuole girano e le nuvole.
E' triste essere così solo in questo insieme, questa nobiltà
La morte la preferisce, e la poesia
le tesse già corone.Però è triste
non essere anche questo foglio di carta, queste parole,
tutto ciò che circondandolo lo isola, e lo definisce,
tutto quello che nel mondo lo condanna
a essere testimone ed alla fine - quando, già pronto -
bestia oscura di un'ascia trasparente.
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