sabato, luglio 30

“Fiesta” e “Isole nella corrente”


Hemingway ha riempito molte delle  giornate calde e noiose della mia adolescenza schiva, nel paesello in cui mi sentivo aliena. Sdraiata a letto leggevo per ore intere,romanzi e racconti in edizioni economiche che ancora conservo. Non erano cuciti, ma a queste raffinatezze sono arrivata più tardi. Allora non me ne curavo, volevo il libro e basta. Avevo fame di vita, diversa da quella quotidiana, e la trovavo tra le pagine di Hemingway. Così ho conosciuto la corrida spagnola, Parigi, l’Africa, i fiumi dove si pescano i salmoni, l’inquietudine e la continua ricerca di qualcos’altro,che non sono mai riuscita a placare.Quando ancora mi capita di riprendere in mano quei libri, provo una certa emozione, una sorta di ritorno a casa. In loro rintraccio il documentario della mia adolescenza e giovinezza perduta .Di Hemingway i denigratori dicono che era un ubriacone, un racconta palle, una brutta imitazione dei protagonisti dei suoi romanzi. Può darsi che fosse anche questo. Ma per me “Fiesta” e “Isole nella corrente” sono il sogno, l'avventura, la dannazione… cioè, il massimo che uno può chiedere alla Letteratura.

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