martedì, novembre 29

James Joyce ORA DORMI




Ora dormi, dormi,
Cuore inquieto!
La voce che grida «Ora dormi»
La sento nel cuore.

La voce dell’inverno
S’ode alla porta.
Oh, dormi, ché l’inverno
Grida «Più non dormire!»

Ora il mio bacio darà
Quiete e riposo al tuo cuore...
Ora dormi, dormi in pace,
Cuore inquieto!

lunedì, novembre 28

Marya Hornbacher ............Sprecata





Lo so che di solito non abbracci,
però mi chiedevo se io posso abbracciare te,
non importa se ricambi,
ho pensato che siccome sei qui da un pò
e non hai ricevuto neanche un abbraccio da settimane,
forse te ne serve uno.
Mi chinai e lo abbracciai, rigida.
Lui si strinse a me fortissimo,
il contatto fu cosi sorprendente
e la sua persona minuscola era cosi calda
che respirai forte e cominciai a piangere.
"Gli abbracci fanno molto bene"
disse lui dandomi delle piccole pacche sulla schiena.
"Se vuoi domani te ne do un altro" ...

E io mi sentii perduta..

Vivian Lamarque......Nostalgia




A distesa suonavano le campane,
era in arrivo
stava arrivando
era arrivata la Nostalgia.
Era una Nostalgia di chi?
Era una Nostalgia di un signore.
Andato via?
Andato via.
Era un signore andato via.
A lei qui rimasta tantissimo mancava.
La traccia da lui lasciata segnava ovunque intorno a lei l'aria.
Come un quadro spostato per sempre segna la parete.
Era una Nostalgia grande?
Era la Nostalgia più grande di tutta la vita.

domenica, novembre 27

Alan Feltus











Mauro GERMANI – “Terra estrema”






E’ questa notte l’uomo
dice la Terra
il corpo ignoto nel vento
che lo scuote e lo trascina
fino all’ultimo
bordo,
al cuore fermo
del suo puro nulla.

E’ questo solo
lo scandalo della carne,
l’enigma di ogni nome,
il pianto segreto
delle mie parole…

*

Adesso che Dio non c’è
ed è senza nome
l’edificio del mondo
vanno vanno i fiumi
nell’ora che tramonta
soli nel loro
destino segreto
là dove anche il mare
è nulla,
bocca che inghiotte
ogni mistero

e tace.

*

Non sappiamo il corpo
l’assoluta verità del sangue.

Com’è sola la carne
e noi assenti in lei
e lei nel mondo.

Oh esistere davvero,
essere veramente
le nostre parole,
noi appartenenti
per sempre alla terra
come un respiro
alla vita…

*

Dall’acqua e dal sangue
di quella voragine
da quella ferita aperta
da quell’urna cieca
da quell’abisso ignoto
da quei singhiozzi atroci
da quelle lacrime buie
da quel mortale
sporco infinito
noi tutti veniamo.

*

Torna ogni volta
all’indistinta notte,
non dorme mai
il corpo.

cerca l’antico sangue
i flussi, i battiti,
i palpiti spenti
nell’immemorabile
buio.

Chiama gli dei
senza più dimora

noi ignari,

persi

nel nostro sonno.

*

Scrittura d’ombra
e d’esilio,
capovolta aurora
di pagine perse.

Dov’è il vento
che chiama
le labbra,
il raggio bianco
che scuote
la terra?

Dov’è la voce
perduta
del sasso,
l’eco ammutolita
del cielo?

Tutto
si cancella
dove tutto
perdura.

*

Spegnere un nome
eppure vederlo
amarlo
senza ritegno.

Finire adesso
il mai
cominciato.

E sapere le notti
che non sanno
e invocare il cielo
prima
del cielo.

Aspettare
il silenzio.

Scrivere.

Scrivere sempre
il già
cancellato.


Bambini sfruttati: E ADESSO di Latif 11 anni cucitore di palloni



E adesso
come sul bordo di un pozzo
mi cadono dalla mano
sogni e speranze.
Ho un telaio come mamma.
La luce del giorno
non conosco più.
Il mio cuore se ne va
attraverso le crepe dei muri,
come portato dal vento.
Dove si fermerà?

BRACI Juan Vicente Piqueras




Introduzione di Luis Sepúlveda
Traduzione di Carola Silvestrelli



Braci è la cosa più vicina al laboratorio di un alchimista, pieno di frasi-formula dalle quali è possibile che sorga, o che già sia sorto qualcosa di sorprendente, ma sono lì, conservate con la purezza della cosa elementare, come gli elementi imperturbabili della poesia o della frase inequivocabile. Questo libro è un modo bello e generoso di mostrare la vicinanza del poeta alla sua materia prima. Così come nello studio dello scultore - e sto pensando a Chillida - tra le opere finite si vedono pezzi di terracotta apparentemente informi che l'artista conserva perché in essi sta il segreto della scultura finita, Juan Vicente Piqueras conserva queste parole birichine ma sicure di essere il midollo delle poesie e delle altre dimostrazioni del talento che conosciamo.



dalla introduzione di Luis Sepúlveda


MARK RYDEN










































venerdì, novembre 25

sonetto n. 24 “ Ora che l’occhio recita la parte del pittore” di William Shakespeare


Ora che l’occhio recita la parte del pittore,
ha disegnato le forme della tua bellezza
sulla tela del cuore, ed è il mio corpo
che gli fa da cornice, così rivelando
che è nella prospettiva l’esito più alto;
perché è attraverso il pittore che devi vedere
la sua abilità, se vuoi scoprire dove
la tua più vera immagine è dipinta, che è rimasta appesa
nella bottega del mio petto, nelle cui finestre
è il vetro dei tuoi occhi che si specchia.
Ora vedi che aiuto si scambiano gli occhi con gli occhi:
i miei hanno dipinto le tue forme,
i tuoi sono finestre del mio petto, dalle quali il sole
si affaccia deliziato a rimirarti. E tuttavia gli occhi
non hanno abilità per dare grazia all’arte,
disegnano soltanto ciò che vedono, e ignorano il cuore.



IL CUORE PIENO D'ASSENZA




Paura e dolore andate via,
non c’è posto  nel mio cuore.
E' colmo d’assenza,
la sua!


CHI ILLUMINA........ALEJANDRA PIZARNIK



Quando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.
Solo tu fai della mia memoria
una viaggiatrice affascinata,
un fuoco incessante.



ETERNA PRESENZA......PEDRO SALINAS



Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell'anima lontana,
eterna presenza.

COME TE...............ROQUE DALTON GARCIA





Io, come te,
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.

Anche il mio sangue freme
e rido attraverso occhi
che hanno conosciuto il germinare delle lacrime.

Credo che il mondo è bello,
che la poesia è come il pane, di tutti.

E che le mie vene non finiscono in me
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.

lunedì, novembre 21

F. Dostoevskij--------Le notti bianche





... E ti domandi: dove sono andati i tuoi sogni? E scuotendo la testa dici: come volano veloci gli anni! E di nuovo ti chiedi: cosa ne hai fatto della tua vita? Dove hai seppellito i tuoi giorni migliori? Hai vissuto oppure no? Guarda, ti dici, guarda, come giunge il freddo nel mondo. E passeranno ancora gli anni e appresso verrà la solitudine cupa. Verrà la vecchiaia con il bastone tremante, e appresso l'angoscia e la desolazione. Impallidirà il tuo mondo fantastico, moriranno, annegheranno i tuoi sogni e si disperderanno come le foglie gialle dagli alberi... Oh, Nasten'ka! Sarà triste allora restare solo, completamente solo, e non avere più nulla di cui rammaricarsi, nulla, assolutamente nulla... Perché tutto ciò che è andato perduto, tutto ciò, tutto era niente, uno stupido zero assoluto, nient'altro che sogno!

ROSSO




































Il giorno prima



Non so se fosse un sogno, ma di una cosa sono certa:
era il giorno che precedeva la mia morte.
Tutto era ovattato, percepivo a fatica i rumori provenienti dal resto della casa.
La marea che da sempre sconquassava la mia anima era diventata uno sciabordio monotono
L’impeto  e la frustrazione  erano diventate emozioni soavi che mi inumidivano gli occhi e li rendevano lucenti.
Se qualcuno avesse potuto vedermi  avrebbe detto ch’ero felice.
I miei pensieri si sciorinavano nella mente con lucida cronologia
fino a quando un sopore morbido non ne sospendeva il corso
 per riprenderlo al risveglio .
Non saprei dire quante volte sonno e veglia si erano alternati ,
ma posso dire che ho ripercorso la mia intera vita;
figlia diligente e curiosa, fino a che non venni colta dall’onda, dall’alta marea , che placandosi portava via con se saggezza materna ,
buoni consigli e propositi,
 lasciando il posto ai detriti e all’inquietudine che accumulandosi mi hanno plasmata facendo di me la cattiva ragazza che sono stata .
Ho amato molto e sono stata riamata, ho avuto i miei figli e sono stata madre felice.
Perché non ricordavo più nulla del dolore, non era mai esistito?
Il ricordo della maturità era struggente  , la sensazione che tutto era stato giusto e meritato.
E quella figura maschile,  senza volto, che si stagliava netta  nella mia mente chi era?
E poi di nuovo il dolce sonno,  la certezza  che   MORIRE non è doloroso,
è dolcezza ,
 è come leggere l’ultima pagina di un libro che ti è piaciuto
MORIRE è lasciarsi andare, abbandonarsi allo sciabordio monotono
della bassa marea .