mercoledì, luglio 27

Labirinti


Per secoli, a partire dal Rinascimento, il labirinto è stato parte integrante del giardino, struttura architettonica e luogo magico e ludico al tempo stesso, fino a divenire vera e propria moda in epoca barocca

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Anche rifacendosi agli infiniti significati del mito, il labirinto rimane un concetto complesso e oscuro, così come la sua stessa origine. Il labirinto è da sempre un disegno, un luogo, un simbolo.
Se di labirinto si parla per la prima volta nelle fonti classiche, in riferimento al mito cretese, l’idea è più antica e fonda le proprie radici nell’essenza stessa dell’uomo. La vastissima iconografia, che inizia sin dalla preistoria, raggiunge il mondo contemporaneo sovraccarica di temi religiosi, culturali ed esistenziali.
Le origini sono antichissime: solo il titolo del testo fondamentale di Hermann Kern, Labirinti - Forme e interpretazioni - 5000 anni di presenza di un archetipo ce ne dà la misura: la vastissima iconografia, che inizia sin dalla preistoria, raggiunge il mondo contemporaneo sovraccarica di temi religiosi, culturali e ludici.
In Inghilterra i primi labirinti tracciati nel prato in epoche antichissime simboleggiavano la rinascita con l’equinozio di primavera; in epoca cavalleresca erano la prova da superare, nella ricerca continua, vagheggiata e reale, dell’avventura e della prova spirituale. Nel Medio Evo il labirinto trasla nel giardino, nell’ hortus conclusus, come memoria del mito classico, reminiscenza dei riti pagani, al tempo stesso gioco trasgressivo e redenzione cristiana. Col tempo al significato religioso si sostituisce quello laico e si impone l’uso profano: nel labirinto gli amanti si perdono, si inseguono e si raggiungono in una danza rituale e amorosa. E’ così che il labirinto si lega indissolubilmente al giardino, entrambi metafore della vita, entrambi percorsi iniziatici, luogo dell’esperire, e occasione d’amore.
Se oggi il labirinto torna ad affascinare, è soprattutto nel suo disegno più complesso, il disegno a rete, che richiama l’intrico metropolitano, le difficoltà di scelta, la nevrosi e l’alienazione: non più luogo di smarrimento fisico, ma piuttosto psicologico ed emotivo, al labirinto si avvicinano soprattutto progettisti, artisti e filosofi. E inevitabilmente, accanto ai significati più complessi, si intrecciano il gioco, la ricerca, il piacere.
Ed ecco che nei giardini tornano i labirinti.
E accanto a quelli storici che si vanno a visitare ne sorgono di nuovi: se a Hampton Court, la sontuosa dimora che fu di Enrico VIII, alle porte di Londra, si trova il più antico labirinto di Gran Bretagna, nel parco di uno delle dimore inglesi più famose, dimora natale di Winston Churchill, Blenheim Palace residenza da secoli dei Duchi di Marlbourough, nel 1992 è stato realizzato The Marlborough Maze un enorme labirinto di tasso, come grande attrattiva per le folle di turisti che ogni anno visitano il palazzo e i giardini. Ispirazione del disegno, realizzato da Adrian Fisher and Randoll Coate di Minotaur Designs, sono state le sculture della Panoplia delle Vittoria, realizzate da Grinling Gibbons per un soffitto del Palazzo. Il labirinto ha due entrate laterali e un uscita centrale; all’interno due ponti in legno danno tridimensionalità alla creazione e permettono suggestive vedute attraverso il labirinto di siepi più grande del mondo.
In Italia, due bellissimi labirinti si trovano in Veneto, entrambi molto antichi e visitabili: a Villa Pisani a Stra e nel Giardino Barbarigo a Valsanzibio.
Al centro del celebre labirinto circolare di Villa Pisani, decantato da Gabriele D'annunzio ne' Il Fuoco, si erge una torretta centrale, servita da una doppia elica che conduce alla statua di Minerva, dall’alto della quale si “legge” il percorso da seguire per raggiungere l’uscita senza smarrirsi. Il labirinto settecentesco fu realizzato su progetto dell'architetto padovano Girolamo Frigimelica de' Roberti.
Il labirinto di bosso del Giardino Barbarigo, il più antico ed esteso oggi esistente, è simbolo dell'incerto cammino di ogni vita umana: un chilometro e mezzo di percorso tra pareti verdissime alte fino a due metri, in cui sembra di perdersi e di non trovare una fine. Venne realizzato nella seconda metà del Seicento, dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dal figlio Antonio. Il primogenito Gregorio, Cardinale e futuro Santo, ispirò l'alta simbologia del progetto dovuto all'architetto Pontificio Luigi Bernini.
Anche i paesaggisti finalmente tornano a proporre labirinti nei giardini che progettano, come quelli disegnati da Fernando Caruncho, paesaggista spagnolo che dagli studi di filosofia si è accostato con passione al giardino tanto da raggiungere fama internazionale. Ogni volta Caruncho sa rivisitare il modello classico del labirinto: talvolta proponendolo come semplice disegno decorativo, altre volte creando veri e propri percorsi nel verde oppure realizzando spazi dal forte impatto estetico e simbolico, come nel caso del labirinto della Universidad de Deusto a Bilbao.
Questo ritorno dei labirinti coinvolge sempre più appassionati: dal 1996 sono più di due milioni le persone che hanno visitato le stravaganti creazioni di Labyrinthus, una avventura che Isabelle de Beaufort e Bernard Ramus hanno intrapreso creando incredibili labirinti di mais, di sorgo, di fiori, in diversi parchi di Francia, ispirandosi a temi di fiaba come Alice nel Paese delle Meraviglie, l’antico Egitto, il Mago di Oz, gli eroi di Jules Verne, Victor Hugo, Alexandre Dumas.
Il fascino del labirinto ha contagiato anche numerosi artisti: Daniel Spoerri, una delle figure più eclettiche nel mondo dell’arte contemporanea, ha realizzato un particolare labirinto antropomorfo nel suo giardino di Seggiano, alle pendici del monte Amiata, dove gli appassionati d'arte contemporanea possono ammirare installazioni e sculture, perfettamente integrate con l'ambiente, di Spoerri e di numerosi altri artisti internazionali.
I più affascinanti e in assoluto i più effimeri sono però i labirinti creati da Chris Parsons, artista inglese per il quale il giardino è una forma d’arte: le sue opere si possono ammirare solo all’alba e per la prima colazione sono già scomparse. Parsons è un maestro di “dew painting”: una forma d’arte che usa la rugiada e trae ispirazione tanto dai famosi “cerchi nel grano” dall’ipotetica origine extraterrestre quanto dalle normali cure manutentive del prato. Trentaduenne dello Shropshire, Parsons, lavorando come giardiniere nei bowling green, ha scoperto i meravigliosi disegni che scaturivano dai prati all’alba ‘spazzolando’ la rugiada per evitare formazioni fungine: il contrasto tra le parti scure già spazzolate e quelle ancora brillanti di rugiada crea “disegni bellissimi e luminescenti_ ¬afferma Parsons_ e in pochissimo tempo puoi ammirare l’intero ciclo della loro creazione e della loro scomparsa. Appena ho finito, salgo su un albero e lo fotografo”.labirinti

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