venerdì, ottobre 14

Edith Södergran




   
 Ho intonato un canto.
 Venuto non so da dove –
    è scivolato come seta sulle mie corde.
    Che sia dovuto agli sciolti capelli neri della notte?
    O forse ai bianchi tratti sognanti della luna?
    E la notte cantava, cantava
    della solitudine che cullando a tutto dà pace,
    cantava delle sognanti naiadi,
    dei ruscelli senza brusio, del segreto della gora…
    La notte aveva il fiato sospeso –
    una rosa mi si è avvizzita tra le mani –
    e tale la quiete come fosse svanito l’ultimo sospiro
    del tutto.

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