mercoledì, dicembre 14

Evgenij Evtušenko





Evgenij Evtušenko nel 1963, nella capitale francese, ha l’occasione di assistere ad un evento memorabile, l’addio alle scene di Edith Piaf, ormai prossima a morire. Quando la cantante entra in scena dopo un inutile spettacolo preparatorio, tutto cambia, tutto assume la sua importanza. È uno scricciolo debole e malato, Edith Piaf, tenuto insieme dalla morfina, ma quando apre la bocca e inizia a cantare, è tutto un mondo che racconta, è il dolore drammatico delle sue canzoni, è il pathos che la sua voce crea. L’ultima volta, irripetibile. E questo lo sa anche il giovane poeta venuto da lontano: non c’è una donna malata su quel palcoscenico ma il simbolo immortale di un’epoca.


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