lunedì, gennaio 9











Se io fossi semplicemente curiosa, mi sarebbe assai difficile dire a qualcuno: “Voglio venire a casa tua, farti parlare e indurti a raccontare la storia della tua vita”, voglio dire che mi direbbero: “Tu sei matta”. E in più starebbero molto sulle loro. Ma la macchina fotografica dà una specie di licenza. Tanta gente vuole che le si presti molta attenzione, e questo è un tipo ragionevole di attenzione da prestare.(D. Arbus)

Quelli che nascono mostri sono l’aristocrazia del mondo dell’emarginazione… Quasi tutti attraversano la vita temendo le esperienze traumatiche. I mostri sono nati insieme al loro trauma. Hanno superato il loro esame nella vita, sono degli aristocratici. Io mi adatto alle cose malmesse. Intendo dire che non mi piace metter ordine alle cose. Se qualcosa non è a posto di fronte a me, io non la metto a posto. Mi metto a posto io. (D. Arbus)



Diane Arbus (nata Nemerov) , fotografa atipica, mito, suo malgrado.
Nasce a New York il 14 marzo 1923, nella stessa città muore, suicida, il 26 luglio 1971.
Dopo essersi occupata di fotografia di moda, a seguito del marito Allan Arbus, la abbandona intorno al 1958 per diventare allieva di Lisette Model[1] alla New School di New York.
L’approccio alla fotografia di Diane Arbus ha similitudini con quello del fotografo tedesco August Sander molto lontano da quello legato al cosiddetto “attimo da cogliere” di Henry Cartier Bresson o Kertesz, tanto per fare due esempi. Tuttavia si differenziava da Sander, che aveva un approccio di catalogazione antropologica, per via della sua attitudine/necessità di “stringere” con i soggetti fotografati, entrare in contatto e indurli a una consapevolezza del ruolo.
Di Sander, la Arbus conosceva la sistematica metodologia analitica, finalizzata a una classificazione programmaticamente sociologica, ben lontana dal candore che, viceversa, traspare nelle sue intenzioni.
La sua tecnica fotografica privilegiava i soggetti, la loro concretezza ad ogni altra considerazione estetica o parametro tecnico quali l’illuminazione, la composizione, la messa a fuoco ecc. Unico comune denominatore tecnico, l’uso del medio formato quadrato con biottica e flash elettronico."Per me il soggetto di una fotografia è sempre più importante della fotografia. E più complicato. La stampa è per me importante, ma non è una cosa sacra. Penso che la foto è importante per ciò che rappresenta. Voglio dire che deve essere una foto che rappresenta qualche cosa. E ciò che essa rappresenta è più importante di ciò che essa è". (D.Arbus)


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