mercoledì, febbraio 22

Carlo Carabba............ Canti dell’abbandono





I
E risa e pianto ed ogni fuoco nasce
da questa casa dove torno e è ancora
la stessa mano sopra lo stesso foglio
la stessa carne un unico dolore.
Non è la vita quella immaginata
sopra nuove finestre e sui balconi dove
batte lo stesso sole
su nuovi affetti e nuovi
pavimenti e piastrelle da lavare.
Non è domani il giorno che mi aspetta
che segue oggi ed è una luce sola
un tempo solamente
un’altra solitudine, più cupa.

II
Le facce del passato sono i corpi
che affiorano sull’acqua le mattine
di bassa marea. Passano tra la folla nei concerti
e nei sogni
portano con sé gli anni
le nostalgie da tradire.
Quando ho riaperto gli occhi erano crepe
sui muri e nuove strade erano
le pagine ingiallite.
Ho lasciato che il dolore mi sperdesse
come il vento la neve sulle ali
di un aereo. Mi attende un altro inverno
di nuove stanze e vecchi corridoi.

III
La giovinezza è ancora
passare sul Gianicolo di notte
sopra i profili incerti
di occhiali rotti e solo un occhio buono.
Ma in cima sono strade
sconosciute
svolte sbagliate curve e giro a vuoto.
Le macchine affiancate
sono cattivi presagi troppa luce.
E la mia mente è liscia come una fontana
sopra la quale passano i ricordi
le sensazioni appena
vissute e già passate -
dove vorrei tempesta è la bonaccia
e uniti, come è giusto,
paura e desiderio.

1 commento:

  1. Questo passato non ci lascia in pace proprio mai! Vabbè, parlo io che sono fan di tutto cià che diventa passato! ;)

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