giovedì, febbraio 16

Carmelo Bene






Carmelo Bene nasce “nel sud del sud dei santi”, a Campi Salentina in provincia Lecce, il primo settembre 1937. 

A vent’anni, dopo gli studi classici in un collegio di gesuiti, approda all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Colui che verrà considerato il più grande attore del novecento lascerà l’accademia dopo un anno, convinto della sua “inutilità”.

Nel 1959 debutta come protagonista del Caligola di Albert Camus per la regia di Alberto Ruggero.

Dopo questa esperienza, Carmelo Bene diventa regista di sé: reinventando il linguaggio teatrale, con uno stile ricercato e barocco, C.B. manifesta il suo genio di attore. Non si limita a recitare (citare una cosa) e comincia così il suo “massacro dei classici”. Di questi anni sono: Pinocchio (1961), Salomè (1964), Amleto (1961), Il rosa e il nero (1966).

Scoppia il caso Carmelo Bene: è considerato un affabulatore, un presuntuoso “massacratore” dalla critica, mentre l’intellighenzia dell’epoca (Alberto Moravia, Angelo Maria Ripellino, Ennio Flaiano e Pier Paolo Pasolini, per portare alcuni esempi) lo ritiene un genio. Un genio che si scaglia contro il teatro di testo, per un teatro da lui definito “scrittura di scena”; un teatro del dire e non del detto, perché per Bene il teatro del già detto non dice, appunto, niente di nuovo, è solo un citare a memoria parole scritte altrove, quello che Artaud, a cui Bene si ispirò, definì un “teatro di invertiti”.

Ai suoi critici Bene rispose mettendo in atto una serie di critiche alla critica, articoli, interviste televisive (in una di esse dichiarò: “Come può criticarmi chi vive il teatro due ore al giorno, io lo vivo sempre”); comprò addirittura pagine di giornale e pubblicò un libro con Feltrinelli nel 1972, L’Occhio mancante.

Anni prima, nel 1965 la casa editrice Sugar aveva pubblicato il suo romanzo paradossale Nostra signora dei Turchi, che l'anno dopo Bene metterà in scena al teatro Beat '62. Nel 1968 Nostra signora dei Turchi diventerà anche un film, che, mentre vince il premio speciale della giuria a Venezia, genererà tumulti durante la visione in alcune sale, forse per via della sua geniale "inguardabilità". Nostra signora dei Turchi, citando Carmelo Bene, “è dichiaratamente anti ’68, in dispregio non solo a quel maggio italo-gallico, ma a tutti i maggi socialmondani della Storia, in saecula saeculorum”.

Si apre la parentesi del cinema di Carmelo Bene: Capricci (1969) e Don Giovanni (1970), Salomé (1972) e Un Amleto in meno (1973). Sempre citando Bene: “Il cinema è sempre servito a spacciare storielle, ma nessuno ha mai spacciato la pellicola”.



Dopo la meteora cinematografica (che verrà ripresa, per così dire, in alcuni lavori televisivi), Bene ritorna al teatro: negli anni ‘70, egli ottiene un tangibile successo anche di pubblico mettendo in scena La cena delle beffe da Sem Benelli (1974), Amleto (1975), Romeo e Giulietta da Shakespeare (1976), S.A.D.E. (1977), Manfred da Byron (1979).

Mai si era visto interpretare Shakespeare in quel modo. Amleto/Bene ad esempio recitava le parti più importanti della pièce “buttandole via”. Carmelo Bene distruggeva l'Io sulla scena, immedesimandosi nel ruolo che voleva demolire. “Attore Artifex”, cioè attore artefice di tutto, Bene si autodefinì con un neologismo significativo: MACCHINA ATTORIALE…

4 commenti:

  1. ribadisco che mi sto a fare una cultura!!! ^___^

    RispondiElimina
  2. E con questo sono 3 volte che becco Carmelo Bene oggi, solo che questa volta non vale, perché appartiene sempre al tuo blog...non ci far caso...sono i 30 anni dietro l'angolo che mi hanno fuso il cervello!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Melaaaa,,sei uma ccreatura meravigliosamente in casinata , ma fa parte della partita che giocano i giovani...

      Elimina
    2. Eheheh, mi piace questo commento :D

      Elimina