martedì, settembre 13

da "Tavallòd-e-digàr", "Un’altra nascita" Teheran 1964 (frammenti)Forùgh Farrokhzàd



Allora il sole si raffreddò,
la grazia della fertilità fuggì dalla terra,
ingiallito il verde dei campi
disseccati i pesci nei mari,
la terra vomitò i suoi morti.
…….
le vie si smarrirono
nell’oscurità dell’orizzonte.

Nessuno pensò più all’amore,
nessuno alla vittoria,
non si pensò più a nulla.
……………….
Per la vergogna le culle
si rifugiarono nelle tombe.

Una palude d’alcool
tra acri vapori di veleni
ha inghiottito nei suoi abissi
la massa inerte degli intellettuali.
Topo maligni
hanno roso le pagine dorate
dei libri nei vecchi scaffali.

Il sole era morto
e “domani”nel pensiero dei bambini
ebbe un senso vago, perduto.
Nei loro quaderni di scuola
disegnavano la stranezza
di quella vecchia parola
con una grande macchia nera.

……………
…………… Forse, ma in quel vuoto senza fine
dove il sole era morto,
nessuno sapeva che il nome
di quella triste colomba
fuggita dai cuori
era la speranza.

2 commenti:

  1. Fa venire i brividi, le lacrime, ti si chiude lo stomaco... E com'è attuale, come (potrebbe essere) terribilmente profetica, anche per noi occidentali.

    Chiara C

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  2. Ho in contrato da poco la poesia persiana...e la trovo bellisima , quasi tangibile..descrizioni vive ... ciao Chiara
    Elisabetta

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