domenica, settembre 4

Il figlio di Chiara Catapano



Mi assale la febbre con la sua
faccia di ubriaco la cavalco nell’umidità
delle lenzuola
con il respiro più corto

ogni fatica in lunghezza
è uguale -
Lo sguardo di carne le parole ferrose
su ogni movimento d’anca femminile
sono
un vento caustico
spinto a forza da un cielo di nebbie
irragionevole
E penso a quando leggerò con mio figlio
Il Coro delle Troadi
e gli spiegherò il significato
di stupro e di abbandono
di ciò che è nascosto in una donna
e che le esce con il sangue ad ogni luna
Di notte lui ha solo i piedi
coperti di lenzuola
preferisce la non-limitazione nel sonno
oltre la soglia
il tempo che ti striscia dentro liscio

gli dico - e il mio che fuori scabro
mi copre le spalle
sono la stessa cosa
la stessa cosa

4 commenti:

  1. Ciao Matta-da-slegare,

    ti ringrazio per la condivisione di questa mia poesia.

    A presto

    Chiara Catapano

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  2. Ciao chiara , sono felice che tu sia arrivata fin qua, trovo bellissima questa tua poesia..intensa intima.Questo spazio è a tua disposizione
    qualora tu volessi replicare qui le tue cose-
    grazie Elisabetta B.

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  3. Sarò felice di proporrò dei testi, anzi se mi lasci una mail te ne manderò presto. È sempre una cosa strana leggere proprie poesie in un luogo " altro" rispetto a dove son nate, prendono vita proria e si arricchiscono di esperienze altrui. Bello ed inquietante al tempo stesso, non lascia indifferenti. Per questo testo in particolare mi capita di vederlo prendere vita propria(che poi è lanosa giusta). Un abbraccio, Chiara

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  4. Ciao Chiara, la mia mail è elirosa_2@libero.it
    a prestissimo!

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